Para vivir bien: viaggio nella Bolivia biologica

di Luca Conte e Andrea Giubilato

27 aprile: Buena Vista-Villa Tunari

Andiamo a visitare la società agricola “Cafetalera Buena Vista” dove non solo si coltiva caffè biologico, ma anche se ne fa la torrefazione. Questa non è un’azienda di piccoli coltivatori, né una cooperativa, bensì una società privata che produce molto ed esporta il 90% della produzione in Europa, Stati Uniti e Giappone.

Il direttore ci accompagna in un percorso che dal campo passa all’officina, al magazzino, al laboratorio, e termina con la degustazione del caffè; la visita è organizzata molto bene: il cammino è arricchito da simpatici ed efficaci cartelloni.
Siccome la pianta di caffè può soffrire di alcune patologie causate da funghi parassiti, i filari sono disposti più larghi del solito in modo da facilitare il ricambio d’aria ed accelerare l’asciugatura della vegetazione dopo una pioggia o la semplice condensa notturna: in questo modo il numero di ore in cui la vegetazione è sensibile all’infezione si riduce notevolmente.

Per crescere bene, le piante di caffé gradiscono un 40-50% di ombreggiamento e per questo motivo sono consociate con leguminose arboree d’alto fusto che attenuano l’insolazione quanto basta, mantenendo una buona luce diffusa. Per la fertilizzazione del terreno si usano le foglie (ricche d’azoto) degli alberi consociati e gli scarti della lavorazione del caffè, preventivamente compostati. Il legno degli alberi è pregiato e rappresenta un’altra forma di raccolto (questo è un sistema di produzione agro-forestale).
Terminata la visita salutiamo la cittadina di Buena Vista e ci spostiamo nel dipartimento di Cochabamba per fermarci a Chimorè dove Ivan, tecnico dell’AOPEB e un tecnico dell’associazione APAMI ci aspettano per farci visitare delle coltivazioni di coca e ananas biologici; siamo ancora nel tropico.

Quando un europeo sente nominare la parola coca, pensa ad una pianta proibita e la associa al suo uso come stupefacente, ma in Sudamerica non è così: le foglie secche di coca si possono comprare ovunque, per strada, in farmacia, dal fruttivendolo e le popolazioni del posto le usano come noi potremmo usare il caffè, cioè per stare svegli, per contrastare la fatica. Se ne prendono 3-4, le si lasciano a macerare in bocca, tra le gengive e la guancia e così si liberano le sostanze medicinali. Una parte della coca prodotta (ci dicono circa il 70%) non viene venduta per questo uso, ma come materia prima per ottenere ben altre sostanze che faranno poi il giro del mondo. Alla sera arriviamo a Villa Tunari, dipartimento di Cochabamba.