Para vivir bien: viaggio nella Bolivia biologica

di Luca Conte e Andrea Giubilato

26 aprile: Buena Vista

Piove, ci vengono a prendere tre jeep per andare nel Parco Nazionale Amboro. Attraversiamo campi, poi boschi, guadiamo un fiume, poi ancora pista fangosa, un fuoristrada sbanda e si impantana, tutti giù, la jeep viene riportata in carreggiata e si riparte; avanti ancora, finché la strada si spegne nella foresta, un altro pezzo di strada a piedi e finalmente eccoci a Las Chontas.

Qui incontriamo una comunità di 28 famiglie che vive dei frutti della foresta e di agricoltura di sussistenza, ma che da poco si occupa anche di ecoturismo e collabora con Red Tusoco; Adalmiro ed Eloj rappresentano la comunità e ci spiegano che il parco Amboro si estende per 450.000 ettari ed è stato suddiviso in tre zone: una esterna dedita all’agricoltura, una mediana in cui coesistono piccoli allevamenti allo stato brado, apicoltura e coltivazione di specie arboree da legno ed infine la foresta, zona di riserva integrale dove nessuna attività agricola è ammessa e dove non si può abitare. Noi ora ci troviamo al limite tra la seconda e la terza zona.

Ci dividiamo in due gruppi e facciamo una lunga escursione nella foresta per una lezione sulle piante medicinali ed alimentari che le popolazioni locali usano. Dopo aver pranzato nella comunità assieme alle nostre guide, ci spostiamo a piedi in località Los Carbones per visitare un interessante sito dove si pratica una policoltura tra papaya, yucca e banano. Siamo accompagnati in un’ampia radura nella boscaglia di circa 4 ettari, dove le piante sono fatte crescere in una consociazione progettata in modo tale che le tre specie, in virtù delle rispettive caratteristiche morfologiche e biologiche, occupino strati diversi sopra e sotto il terreno.

La yucca è un arbusto alto due metri dalle radici ricche di sostanze di riserva (che nella forma vagamente ricordano quelle della patata americana o patata dolce); le piante vengono fatte crescere per 8-10 mesi, dopodichè si raccolgono le radici; la papaya è un albero alto 5-6 metri che viene mantenuto per due anni e si coltiva per i frutti; il banano, infine, viene mantenuto per 15 anni, è più lento a crescere e, più o meno, diventa alto come la papaya.

In questo modo si realizza una successione non solo nello spazio, ma anche nel tempo.

Nel caso della yucca si sfrutta una caratteristica poco diffusa nelle piante e cioè la capacità di essere ripetutamente piantata nello stesso posto: infatti, al momento della raccolta, un mozzicone di radice viene rimesso nella stessa buca lasciata dall’apparato radicale appena estirpato e così si origina una nuova pianta. L’aspetto della policoltura è florido, gli agricoltori ci dicono di essere soddisfatti. Alla sera riunione con Carmen di AOPEB per iniziare a capire come sta l’agricoltura in Bolivia.